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I tamponi antigenici per la sorveglianza sanitaria in azienda

Con la Circolare del 12 Ottobre 2020, il Ministero della Salute sdogana l’uso dei tamponi antigenici, in particolare il loro utilizzo è consentito, al pari di quello dei tamponi molecolari, per la chiusura anticipata della quarantena a 10 giorni.

Dal punto di vista tecnico, i tamponi antigenici ricercano la cosiddetta “proteina spike”, che è la proteina che conferisce la caratteristica forma a corona del virus, da cui deriva il suo nome. Tali test vengono effettuati con la tecnica immunocromatografica ed i risultati sono disponibili da 10 a 30 minuti.

I tamponi molecolari invece ricercano l’RNA del virus, che viene poi “amplificato” ed analizzato con la tecnica della RT-PCR, una metodica che richiede un laboratorio attrezzato e qualche ora/giorno di processazione.

Il gold standard per la valutazione è, ovviamente, il tampone molecolare. Questo ha una sensibilità e specificità molto elevate, per cui le possibilità di falsi positivi e falsi negativi sono molto basse e dipendono, per lo più, dal corretto prelievo del campione.

Nel test Antigenico, per quanto i produttori dichiarino sensibilità e specificità altissime, ricerche indipendenti hanno dimostrato una sensibilità (possibilità di falsi positivi) molto buona, ma una specificità (possibilità di falsi negativi) non altrettanto buona, bensì intorno al 70% (dipende molto anche dalla marca del test utilizzata, in alcuni casi, e per i test di alcuni brand, la specificità misurata è stata ancora più bassa).

Nonostante ciò, questo test resta molto valido per essere effettuato su campioni di popolazione, per l’identificazione di eventuali positivi asintomatici e prevenire il formarsi di focolai. Per dirla in altri termini, riuscire a trovare 70 Positivi su 100, nella popolazione lavorativa non sintomatica, è molto meglio che trovarne zero.

I focolai avvenuti in ambiente di lavoro ed ho potuto constatare l’elevatissima capacità di contagio di questo virus. In particolare, l’andamento esponenziale che leggiamo nei giornali (il famoso indice Rt), avviene in egual misura nelle microrealtà: non riuscire ad arginare il primo caso in azienda con celerità, fa sì che nel giro di pochi giorni i casi possano diventare 2, poi 4, poi 8 e così via, fino a diventare non più gestibile se non con misure molto drastiche, tra cui la chiusura totale dell’attività. Questo chiaramente dipende dalle caratteristiche intrinseche dell’azienda e da una valutazione del rischio che va effettuata a monte (nelle aziende che lavorano esclusivamente in smartworking, ad esempio, le probabilità di propagazione dei contagi sono chiaramente nulle).

E’ consigliato per una sorveglianza attiva della popolazione lavorativa. Tuttavia, per funzionare correttamente, sono necessari due presupposti:

1) Il test dovrebbe essere fatto da tutti i lavoratori in azienda, o per lo meno dalla maggior parte. Non riuscire a coprire un campione significativo della popolazione lavorativa fa abbassare di molto la capacità di fare prevenzione. Non è possibile però obbligare i lavoratori a farlo (salvo, forse, qualche sparuto contesto in cui sussiste un rischio biologico verso terzi fragili, come le RSA).

2) Il test andrebbe cadenzato con regolarità: è consigliabile farlo ogni 15 giorni ed in alcuni casi anche ogni 10 giorni (rischio biologico, contatti con il pubblico, etc), in altri casi potrebbe andare bene 1 volta al mese. La scelta della periodicità dipende da diversi fattori ed andrebbe valutata insieme al proprio medico competente.

La sorveglianza attiva tramite tamponi antigenici chiaramente non solleva l’azienda dalla necessità di dover fare molta attenzione al tracciamento ed allontanamento in presenza dei lavoratori che presentino sintomatologie sospette o che abbiano situazioni particolari a livello extralavorativo (es. contatti di primo o secondo livello con persone positive al Covid19).

Il tampone antigenico non è il test migliore per ricercare positivi in caso di sintomi sospetti e/o forti sospetti diagnostici, vista la sua non altissima specificità. L’eventuale positività va confermata con un test molecolare.

La sorveglianza attiva a mezzo tampone antigenico non è obbligatoria per le aziende ed un investimento in tal senso va valutato nell’ottica della maggior garanzia di continuità del lavoro, del welfare e della possibile prevenzione di controversie con l’INAIL nel caso di contagi occorsi in occasione di lavoro

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